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Assegno unico per oltre 100mila beneficiari umbri

“Le politiche per i giovani e le famiglie: l ’assegno unico” è il titolo del contributo firmato da Odoardo Bussini, già docente di demografia - Università degli Studi di Perugia, e pubblicato sul sito dell’Agenzia Umbria Ricerche (www.agenziaumbriaricerche.it) il primo luglio scorso. Un contributo in cui lo studioso dei fenomeni che riguardano la popolazione, ha preso in esame gli “importanti cambiamenti nei comportamenti familiari” italiani, tra cui “anche la nascita del primo figlio” per il quale “l’età media al parto nel 2020 ha superato i 32 anni, il dato più alto nell’Unione Europea – sottolinea Bussini - contribuendo ad aumentare il gap tra fecondità effettiva e desiderata”. Lo studio prende spunto dalla approvazione, a fine marzo scorso, della legge delega con cui il Parlamento italiano ha varato la prima misura del Family Act, l’Assegno unico e universale per i figli (Auuf) che dovrebbe sostenere la natalità. “È unico, ma anche universale – spiega Bussini - nel senso che è destinato a tutti i figli fino all’età di 21 anni – considerati come un bene comune per il Paese – indipendentemente dalle caratteristiche familiari e professionali dei genitori”. Assegno che sarebbe sarebbe dovuto partire dal primo luglio “ma per i tempi ristretti slitterà al 2022”.

Ampia parte del contributo è dedicata all’analisi del contesto umbro per capire quanti siano i potenziali beneficiari dell’assegno. “Dall’indagine campionaria riferita al 2019 – scrive Bussini - si deduce che in Umbria le coppie sono circa 214mila, di cui 124mila (il 58%) con figli. Aggiungendo il numero dei monogenitori (circa 34mila), i nuclei familiari potenzialmente interessati a beneficiare della nuova misura di sostegno sono 158mila. Dovendo considerare solamente i nuclei con prole fino all’età di 21 anni Bussini stima che “i beneficiari dell’assegno unico potrebbero aggirarsi attorno a 86-87mila coppie e a 15-16mila monogenitori”. L’ultima parte del contributo è dedicata ai servizi per l’infanzia per i quali “figura al primo posto l’Umbria con il 42,7%” di copertura “anche per un maggior ricorso ai servizi gestiti dai privati”. Bene ma da migliorare, avverte Bussini invitando a puntare al 50% di copertura attingendo anche alle risorse del Next Generation EU.

M. R. V.

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