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Neo mamme ai tempi del Covid

“Il mio allattamento è partito con non pochi problemi…ragadi, mastite, attacco sbagliato, richiesta continua. E poi avrà mangiato abbastanza? E se ha mangiato abbastanza perché continua a lamentarsi? Forse il mio latte non basta”. Questi i pensieri di Valeria, 28 anni, che ha partorito lo scorso gennaio in un ospedale umbro. “Due figli e per entrambi ho avuto la sensazione che, una volta partorito e tornati dall’ospedale, ci si dimentichi della mamma, mentre secondo me un corso post parto sarebbe utile quanto e forse più di quelli pre-parto” aggiunge Benedetta, 31 anni, che ha dato alla luce il secondo figlio nell’agosto 2020 a Perugia.

Da quando l’emergenza sanitaria ha avuto inizio, si è parlato spesso delle gravidanze e del parto in epoca Covid, sottolineando l’ottima assistenza sanitaria e il coraggio delle donne. Più raramente però si è ascoltato il percorso di quelle stesse donne nel post parto, alle prese con la prima esperienza di maternità oppure con un altro o più bambini da badare insieme al nuovo arrivato, in un mondo in cui non ci si può più incontrare con le amiche, le cugine e spesso neanche con le mamme o le sorelle a causa della pandemia.

La gioia per la nascita di un figlio è tanta, ma insieme a quella ci sono anche le paure, il senso di responsabilità, gli sbalzi ormonali. Tutte cose normali che risultano più leggere se condivise, mentre in questo particolare momento possono diventare macigni. Valeria non ha parenti in Umbria, è uscita per la prima passeggiata col piccolo solo in questi giorni di sole di inizio marzo, due mesi dopo il parto. “Avevo paura a far uscire il bimbo, tra freddo e Covid, e poi ancora non mi sentivo pronta per organizzarmi fuori casa con le poppate. Visto da fuori l’allattamento sembra il gesto più naturale del mondo, ma in realtà richiede concentrazione per capire il bimbo, se ha fame, se ha qualche problema ad attaccarsi. Per non parlare della giusta posizione da trovare”.

Benedetta, alla seconda esperienza, ha sentito ancora di più la differenza dell’essere neo-mamma durante il Covid. “Mi manca il sostegno di amici e parenti. Certo, ci si telefona, ma non è la stessa cosa sia perché le uscite aiutano comunque la madre a mantenere un certo equilibrio mentale e a guardare un po’oltre poppate e pannolini almeno per un’ora, sia perché al telefono magari non ci si dice tutto, spesso si omettono le cose negative”.

Entrambe però nei momenti di crisi hanno chiesto aiuto e si sono rivolte ai consultori delle loro città. “Con la pandemia purtroppo abbiamo dovuto rimodulare tutto e stoppare gli incontri in presenza sia prima che post parto” spiega Maria Rita, ostetrica della Usl Umbria 1. “Adesso comunque abbiamo riorganizzato i corsi di accompagnamento alla nascita in modalità online tramite Skype e incoraggiamo la formazione di gruppi whatsapp dove potersi confrontare tra neo-mamme ed esprimere dubbi e paure”. Quello che manca però è ancora una volta il contatto umano, anche se le ostetriche Usl fanno il possibile. “Purtroppo abbiamo dovuto tagliare l’assistenza domiciliare già da prima del Covid per mancanza di personale, ma anche adesso, se c’è necessità riceviamo in presenza nei consultori con le adeguate precauzioni e cerchiamo di accogliere ogni richiesta di aiuto facendo video consulenze”. Le ostetriche sono disponibili per qualsiasi difficoltà con allattamento, svezzamento e sonno del bambino ed è importante sapere che “una soluzione si trova sempre”. I contatti sono reperibili sui siti https://www.uslumbria1.it/ e

https://www.uslumbria2.it/.

Valentina Russo

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