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Lampade cariche di amore

Con la parabola evangelica di questa di questa domenica inizia un “trittico†che unisce il tema del giudizio con il tema dell’attesa. È possibile già intravedere i temi spirituali del tempo di Avvento. Il capitolo 25 dell’evangelista Matteo ci accompagnerà fino alla domenica di Cristo Re attraverso la parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13) questa domenica, la parabola dei talenti (vv. 14-30) domenica prossima, e infine il testo del giudizio finale (vv. 31-46). Nella parabola di questa domenica il tema dell’attesa, caratteristico dell’Avvento, è esplicitato dall’immagine delle dieci vergini, che con le lampade accese avrebbero dovuto illuminare il corteo che riuniva lo sposo e la sposa, verso il banchetto nuziale. “Ecco lo sposo, andategli incontro!†(Mt 25,6) è il grido che annuncia l’evento atteso. Il tema del giudizio risulta evidente dalla sentenza emessa dallo sposo, figura di Cristo, che con durezza afferma: “In verità io vi dico, non vi conoscoâ€. Nemmeno l’implorazione delle cinque vergini: “Signore, signore, aprici†(v. 11) sarà ascoltato, ormai la porta è stata chiusa e la festa ha avuto inizio (v. 10).

Il testo, anche se inizia come le altre parabole del Regno, ha più marcatamente un significato escatologico, ossia un insegnamento sui “tempi ultimiâ€: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’oraâ€. L’essere desti, l’essere pronti indicano l’atteggiamento del cristiano che scruta l’orizzonte, pronto a cogliere i segni dei tempi che indicano il ritorno del Signore. Gli stessi atteggiamenti rendono il cristiano prossimo alle necessità dei fratelli: passare accanto, vedere, farsi vicino, sono i verbi che descrivono l’atteggiamento del buon samaritano (Lc 10,33-34). È attento, porta con sé il necessario, sul suo giumento non carica solo ciò che serve a lui, ma lascia sempre uno spazio per fare parte a chi ha bisogno. Le vergini sagge hanno portato con loro tutto l’occorrente (Mt 25,49), nel prepararsi hanno pensato allo sposo, alle sue necessità, in loro il desiderio di incontrarlo è già un atto d’amore.

Un atteggiamento, quello delle vergini sagge, che è descritto nel Salmo: “Dall’aurora io ti cerco, / ha sete di te l’anima mia, / desidera te la mia carne†(Sal 62,2). Chi ama, lo si vede dalle piccole cose; prepara il necessario, ma lo arricchisce di rifiniture preziose che rendono ancor più prezioso ciò che servirà. La mancanza dell’olio per le lampade delle vergini stolte non è una dimenticanza, ma un difetto d’amore; e l’amore non si chiede in prestito né si può comprare.

Le vergini nella Bibbia rappresentano l’amore indiviso, unico e indissolubile per lo sposo che è Cristo, e per lui provano un amore appassionato che è anche fecondo. Nella parabola, pur sembrando comparse marginali dovranno solo fare luce allo sposo - , in realtà partecipano poi da protagoniste alle nozze. Possiamo azzardare di immaginare che rappresentino la stessa comunità cristiana: la Chiesa sposa dell’Agnello, che attende fiduciosa il ritorno del suo Signore; a questo incontro si è preparata da sempre, come ricorda il libro dell’Apocalisse (21,2). Nell’attesa, come le vergini, anche la comunità cristiana può assopirsi, qualche volta può anche cadere nel sonno, ma al grido delle sentinelle e dei profeti di ogni tempo: “Ecco lo sposo! Andategli incontro†(Mt 25,6), saprà sempre destarsi e risorgere. Potrà farlo perché ha tutto l’occorrente per presentarsi: la veste bianca dei sacramenti, la sapienza della Parola, i gioielli preziosi delle opere di misericordia.

Da questo incontro nuziale sarà escluso chi sceglie un corredo nuziale “parzialeâ€, scelto secondo i propri schemi. C’è chi ha pensato che la rigidità della dottrina avrebbe salvaguardato la sua integrità, evitandogli di sporcarsi le mani con il fango del mondo. C’è chi, trasformandosi in operatore sociale, si è poi dimenticato quale era la fonte dell’amore vero; e anziché servire i poveri, si è servito di loro. Infine c’è chi, volendo obbedire solo a Dio, con la scusa di difendere la tradizione, ha la superbia di contestare colui che il Signore ha posto a custode del deposito della fede. Ecco i tanti stolti di oggi, guide cieche che ostentano lampade senza luce: molti pontificano dai moderni pulpiti dei social, qualcuno anche dagli amboni liturgici. Ma, oltre il clamore del momento e la pubblicità che forse servirà a vendere qualche libro in più, il Vangelo di questa domenica grida il suo monito: “In verità io vi dico, non vi conosco†(Mt 25,12).

Don Andrea Rossi

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