Bookmark and Share

Non lasciate morire le scuole di quartiere!

N ei primi mesi dell’anno, tante famiglie vivono nel dubbio sulla scuola che i figli frequenteranno a settembre. Al momento della chiusura delle iscrizioni, infatti, si cerca di capire se l’istituto scelto - sia esso infanzia, primaria o secondaria di primo grado - sarà in grado di formare la classe, e soprattutto se accoglierà i propri figli. Un’ansia che conoscono bene i genitori dei nostri quartieri che, per il secondo anno consecutivo, si trovano a sperare che riusciranno a formarsi la classe prima delle elementari e la prima media della scuola di Montegrillo. L’inverno demografico che stiamo vivendo - ma anche la pratica di iscrivere i bambini in scuole vicine al proprio posto di lavoro, alla casa dei nonni o in quelle che sembrano essere le migliori - , stanno portando pericolosamente verso il depotenziamento delle scuole di quartiere. Ferma restando la libertà di ciascun genitore di scegliere la scuola che per didattica, struttura, distanza e parcheggio, reputi come la più giusta per la propria famiglia, non si può però non raccontare cosa accade alle scuole di quartiere. In territori periferici - ma neanche troppo - come i nostri, da tempo si lamenta una progressiva riduzione dei servizi: pochi negozi, poche realtà commerciali, bar, locali.

Due i punti di riferimento sicuri: la farmacia e le scuole. Se il nido e l’infanzia di Ponte d’Oddi sono una certezza, più a rischio sono la primaria e la secondaria di primo grado di Montegrillo, tutte dello stesso istituto comprensivo Perugia 1. Sono anni che a fatica si creano le prime classi, anni che i bambini delle elementari non confluiscono nelle medie (un tempo era automatico), anni che dalla scuola dell’infanzia non c’è un travaso verso le elementari. Voci e cattive reputazioni sminuiscono una delle scuole che, nel giro di chilometri, ha in dote una delle strutture più nuove e spazi adeguati.

Senza considerare che la scuola media “Leonardo Da Vinci” è una succursale della centrale del quartiere di Elce (il che significa stesso preside, stessi programmi e in molti casi stessi professori), dalla quale è spesso messa in ombra. Il rischio che ogni anno non si riesca a formare le classi genera un sentimento di sfiducia che, a sua volta, potrebbe seriamente compromettere la presenza di un servizio essenziale come è la scuola. Come rendere appetibile le scuole di quartiere? Quali servizi aggiuntivi chiedere per incentivare le famiglie a scegliere di vivere il proprio territorio? Sono queste le riflessioni che dovremmo fare: perché il primo nucleo della socialità e della vitalità è proprio la scuola, e il Covid ce lo ha insegnato.

Se vogliamo ricostruire un territorio e dargli nuovo slancio, bisogna prima ricostruire quel tessuto sociale che nel tempo si è perso.

Come si comportano i politici in questo dopo-Conte I l senatore di “Italia viva”, nel bel mezzo della crisi di governo da lui scatenata, non ha avuto remore a volare in Arabia Saudita, alla corte di Bin Salman ove ha partecipato a un convegno sul Rinascimento. Il loquace Matteo gongola per aver brillato come ospite di spicco alla conferenza della Future Investment Iniziative (Fii), evento finanziato dal Fondo sovrano di investimenti dell’Arabia Saudita.

Ha “incensato” il regime saudita in modo sconsiderato, per cui in molti è balenato il sospetto che Renzi sia un lobbista al servizio di poteri forti extraeuropei, anche perché (come scrivono i giornali) sembra abbia incassato al riguardo generosi compensi. Intanto l’altro Matteo ha indossato gli abiti del perfetto europeista giurando con naturalezza che “la visione dell’ex presidente Bce, per diversi aspetti, coincide con la sua” e che “per il bene del Paese va superato ogni interesse personale e partitico”. Tutte queste vicende stanno accrescendo stima e solidarietà nei confronti di Giuseppe Conte, che - preferendo perdere, piuttosto che perdersi - senza esitare si è dimesso. Nel valutare la gestione di questa crisi salta agli occhi un elemento importante, cioè che il premier non è mai stato sfiduciato in nessuno dei due rami del Parlamento. L’opzione di mandare Conte alle Camere sarebbe stata quindi percorribile, soprattutto considerando l’alto consenso goduto dal personaggio. Mattarella ha scelto invece altre strade, che però adesso rischiano di vanificare un elemento decisivo dell’ultimo Governo: la nascita di quell’alleanza tra Movimento 5 stelle e centrosinistra considerata da molti un valore da non disperdere. Conte non ha comunque mancato di rivolgere il suo grazie al presidente Mattarella, definendolo “prezioso interlocutore” con il quale il premier dimissionario sottolinea di aver costruito “rapporti istituzionali e personali”. Il secondo grazie è stato per “gli amici della coalizione” che gli sono rimasti leali, e ai quali Conte offre un orizzonte futuro: “Realizzare il nostro progetto politico”. L’ex premier ha poi descritto l’incontro con il presidente incaricato come “molto aperto. Chi mi racconta contrario alla formazione del futuro governo Draghi, non mi conosce, o forse parla in malafede. I sabotatori cerchiamoli altrove”. È evidente la sintonia di entrambi su valori condivisi. “Decidere con coraggio, conoscenza e umiltà” sono infatti le parole chiave del discorso di Draghi al Meeting di Cl. Aggiunse che “anche il non agire rappresenta una decisione”. Palese allusione alla preghiera di Niebuhr, che chiede al Signore: “Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza di capirne la differenza”.

A Passignano la Madonna di Lourdes era una “sfollata” G

iovedì

11 febbraio la Chiesa celebra la festa della Madonna di Lourdes.

Il popolo di Passignano sul Trasimeno è particolarmente legato alla devozione di un’immagine raffigurante la Vergine che apparve alla piccola Bernadette Soubiroux, comunemente detta “Madonnina sfollata” a motivo delle singolari condizioni grazie a cui giunse tra noi. Trovata a Civita Vecchia da due passignanesi che guidavano il camion, miracolosamente illesa in mezzo alle rovine di una chiesa distrutta dai bombardamenti della guerra, venne da loro condotta a Passignano e consegnata nelle mani dell’allora vicario pievano don Carlo Minchiatti. Don Carlo s’attivò appena possibile per informare gli abitanti di Civita Vecchia del ritrovamento dell’immagine, nel frattempo custodita nella chiesa parrocchiale, affinché volessero venire a recuperarla. Giunti a Passignano e visto con quanto onore la Madonnina sfollata era venerata dal popolo, vi lessero un segno di particolare predilezione divina, tanto che decisero di lasciarla per sempre tra questi suoi devoti figli, sulle rive del lago Trasimeno. A testimonianza della consacrazione, quel l’11 febbraio 1944 venne donato alla Madonna un simbolico “cuore” di garofani, e si spesero (siamo nel 1944!) ben 1.000 lire di fiori. Nel maggio dello stresso anno don Carlo darà incarico all’architetto perugino Vignaroli di progettare l’altare votivo sulla parete di fondo della navata di destra. L’opera realizzata, l’anno successivo andrà a incorniciare la statua della Vergine all’interno d’una piccola “grotta di Lourdes”. Nella parte finale della colonna di destra è ancora oggi possibile leggere l’incisione che, alla data dell’11 febbraio 1945 giorno della sua solenne dedicazione, fa memoria e racconto - in quel l’italiano romantico ed ampolloso tanto caro alla loquela ecclesiastica - della storia di come Maria santissima sia “sfollata” da una città di mare alla nostra bella cittadina sul lago.

Umberto Benini Passignano sul Trasimeno

Bookmark and Share