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Evento doloroso, ma ne parliamo tra fratelli

Cade nel quinto centenario della scomunica di Martin Lutero, quest’anno, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Era il gennaio 1521, infatti, quando la Chiesa cattolica “tagliava i ponti” con il riformatore tedesco, quattro anni dopo che aveva affisso le celebri 95 tesi. Per la verità, i tentativi di ricucire lo strappo proseguirono ancora a lungo; di fatto, per un secolo, fino allo scoppio della Guerra dei trent’anni nel 1618. Nel 1648, dopo un bagno di sangue, si decise di mettere una volta per tutte la parola “fine” alle guerre di religione in Europa. Anche se poi questo non impedì varie ondate di persecuzione di cristiani contro altri cristiani, in quel secolo e in quelli successivi. “Rimarrete nel mio amore: produrrete molto frutto” è il tema portante della Settimana ecumenica, che come di consueto si svolgerà dal 18 al 25 gennaio, culminando con la festa della conversione di san Paolo. L’Apostolo delle genti ha mostrato, sulla sua stessa pelle, come un persecutore possa trasformarsi in un fratello. E oggi, dopo mezzo millennio, cattolici e luterani - insieme a tante altre Chiese e denominazioni - riescono a dialogare, a confrontarsi perfino su un tema come la scomunica di Lutero. Tant’è vero che, per il 25 giugno , è in calendario un evento ecumenico organizzato dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e dalla Federazione luterana mondiale. Lo si era deciso un anno fa in un summit di Chiese a Ginevra.

“Nello spirito - si legge sul sito della Federazione luterana dell’impegno di cattolici e luterani a portare avanti il passaggio dal conflitto alla comunione, l’evento congiunto metterà a fuoco gli importanti sviluppi ecumenici dell’epoca più recente. Evidenzierà come il cammino ecumenico degli ultimi decenni abbia reso possibile rapportarsi a un doloroso momento storico [la scomunica, ndr ] in un atteggiamento di apertura al dono dell’unità, per la quale luterani e cattolici continuano a pregare e a operare”.

Il Papa anticipa

Nel frattempo, come sempre, Papa Francesco si è portato avanti. Già il 31 ottobre 2016, durante la sua storica visita alla Svezia protestante, aveva dichiarato: “Cattolici e luterani, abbiamo cominciato a camminare insieme sulla via della riconciliazione. Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri. Dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice. Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso l’ascolto comune della Parola di Dio nelle Scritture, il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale ha compiuto passi importanti. Chiediamo al Signore che la sua Parola ci mantenga uniti, perché essa è fonte di nutrimento e di vita; senza la sua ispirazione non possiamo fare nulla”.

Il fattore “perugino”

Nei convulsi decenni del Concilio di Trento, in cui si intendeva possibilmente chiarire e chiudere lo scisma, un ruolo importante lo ebbe un personaggio ben noto ai perugini: papa Giulio III, la cui statua ci benedice (o minaccia?!) dalla gradinata della cattedrale. Fin da quand’era cardinale, Giovan Maria Ciocchi Del Monte si trovò a organizzare le sessioni sui temi sia interni alla Chiesa di Roma, sia esterni, in particolare appunto nei confronti della Riforma tedesca. Era anche stata invitata una delegazione di teologi luterani; ma alla fine, soprattutto a causa delle spinose questioni politiche - a cominciare dagli interessi dell’imperatore Carlo V - non venne fuori nulla. Una Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione è stata firmata da cattolici e luterani solo nel 1998. Molto è stato fatto, e si guarda ancora avanti.

Dario Rivarossa

Martin Lutero alla Dieta di Worms si spiega di fronte all’imperatore Carlo V

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