Come funzionano le città metropolitane
La “riforma Delrìo”, divenuta legge a inizio aprile 2014, ha individuato dieci province italiane che, attraverso una precisa tabella di marcia, dal 1° gennaio 2015 si sono trasformate nelle cosiddette “città metropolitane”. Si tratta di Roma capitale (che ha un ordinamento a sé stante), Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
Questi nuovi enti territoriali, ispirati alle esperienze amministrative a livello europeo e internazionale (si vedano i casi di Londra, Amsterdam, Barcellona, Monaco), nascono per rispondere ai problemi di una realtà territoriale oggettivamente più complessa delle altre.
Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima. Anche sul piano istituzionale, questi nuovi enti hanno rilevato e assunto tutte le funzioni delle precedenti Province. Inoltre interverranno in merito a pianificazione territoriale e gestione delle infrastrutture; gestione e organizzazione dei servizi pubblici all’interno dell’area metropolitana; mobilità e viabilità; promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale.
Gli organi delle città metropolitane sono tre.
In primis , il sindaco metropolitano, ovvero il sindaco del Comune capoluogo. Poi un Consiglio come organo di indirizzo e controllo, composto dal sindaco e da un numero di consiglieri che oscilla tra i 24 e i 14 eletti, sulla base della popolazione residente. Il Consiglio approva regolamenti, piani, programmi e approva o adotta ogni altro atto a esso sottoposto dal sindaco metropolitano. Infine, la Conferenza metropolitana, composta dal sindaco metropolitano e dai sindaci dei Comuni della città metropolitana. Gli incarichi di sindaco, consigliere e di membro della Conferenza metropolitana sono a titolo gratuito, salvo i casi previsti dallo Statuto della città metropolitana, che può prevedere una specifica indennità per il sindaco.
La. La.
Una veduta panoramica di Firenze