Cinque milioni di poveri in attesa
( segue da pagina 1 ) Numerose e rilevanti sono le corrispondenze rintracciabili nel confronto col terzo Rap porto sulla povertà nella diocesi di Perugia - Città della Pieve, presentato il 21 settembre 2017.
Un primo aspetto comune è la presenza di minori in condizione di povertà, collegata al prevalere, tra i richiedenti aiuto, di coniugati. La gravità del fenomeno è accentuata dalla maggior quota di stranieri tra gli utenti Caritas (più marcata a Perugia che sul piano nazionale), a causa della più elevata presenza di povertà (segnalata da Istat) tra le famiglie di stranieri rispetto a quelle di italiani.
La povertà dei minori, particolarmente preoccupante per le sue connessioni con la trasmissione intergenerazionale della stessa, si accompagna alla povertà educativa, che limita gravemente le opportunità di sviluppo della persona. Tale povertà, denunciata con forza nel Rapporto Caritas, è segnalata dall’elevata percentuale di utenti con un titolo di studio non superiore alla licenza media inferiore. Più in generale, il Rapporto di Caritas italiana e quello perugino sottolineano la multidimensionalità della povertà denunciata dai richiedenti aiuto. Come risulta dalla dichiarazione dei bisogni da questi compiuta, si assiste a un intreccio di problemi, in primo luogo occupazionali, economici e abitativi, ma anche sanitari, familiari, e di accompagnamento e appoggio in presenza di criticità varie. Questa molteplicità di bisogni è confermata dal crescente numero medio di accessi degli utenti ai Centri di ascolto, che riflette la complessità delle corrispondenti situazioni di disagio. Da tutto ciò si desume come l’erogazione di un compenso monetario, anche se non trascurabile, possa non bastare al superamento dello stato di difficoltà, richiedendosi pure il sostegno di servizi vari (di impiego, di educazione, di conciliazione…) tra loro ben coordinati. Tale questione si inserisce nel dibattito in corso sui metodi e sugli effetti del Reddito di inclusione (o Rei, misura di aiuto alle persone in povertà assoluta introdotta dal governo Gentiloni, che prevede un trasferimento monetario, accompagnato da un progetto di sostegno tramite i suddetti servizi vari), e su quelli del Reddito di cittadinanza (Rdc, misura proposta dal Governo in carica, basata su un trasferimento monetario, con un ruolo centrale assegnato ai Centri per l’impiego). Al confronto tra le due misure, con il Governo in carica determinato a introdurre il Rdc, si è accennato nello scorso numero de La Voce . Alla presentazione del Rapporto Caritas, il suo direttore nazionale, don
Francesco Soddu , ha ricordato che non si può dare una risposta unidimensionale (quale è il Rdc, aggiungo io, basato su sostegno monetario e ricerca di lavoro) a un problema multidimensionale. E che cambiare si può, facendo evolvere, piuttosto che cancellando l’esistente (ovvero il Rei, aggiungo io). Riuscirà a imporsi l’impegno per una lotta adeguata contro la povertà assoluta?
Pierluigi Grasselli
Osservatorio sulla povertà - Caritas Perugia