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Gli umbri di oggi sono meno campanilisti di quelli di ieri

Il senso di appartenenza ormai riguarda l’intera regione, non la propria città, come rivela l’indagine “Appartenenza regionale e relazioni con i territori confinanti”

Gli umbri si sentono più umbri. E guardano con speranza - ma non eccessiva - alla nascita delle cosiddette “macro-regioni”. È quanto emerge dall’indagine sull’“Appartenenza regionale e relazioni con i territori confinanti” condotta dalla prof.ssa Cecilia Cristofori , docente di Sociologia presso il dipartimento di Scienze politiche di Perugia. Stando ai dati della ricerca, lo storico campanilismo del nostro territorio avrebbe per la prima volta lasciato il posto a un comune senso di appartenenza regionale. “È un fatto inedito – ha detto la docente in occasione della presentazione della ricerca al dipartimento di Scienze politiche - : negli anni si è registrato un forte mutamento del sentire degli abitanti della nostra regione. Oggi il 23% degli intervistati si sente umbro, a fronte di un 18,8% che sente più forte l’appartenenza alla propria città. Queste percentuali vanno confrontate con un’analoga indagine che abbiamo condotto nel 2009. In quell’occasione solo il 15% dei perugini e il 13% dei ternani si sentiva umbro, a fronte di un 50% e di un 35% che rivendicava l’appartenenza alla propria città. L’inversione di tendenza è lampante e si registra soprattutto fra i giovani”. La prof.ssa Cristofori e i suoi studenti hanno lavorato su un campione di 1.556 intervistati, pari allo 0,2% della popolazione umbra maggiorenne. Le aree di indagine sono state tre: un’Umbria del nord (Perugia, Città di Castello, Gubbio, la zona del lago...), un’Umbria dell’est (Foligno, Spoleto e limitrofe), un’Umbria del sud (Terni, Orvieto e limitrofe). Ad alimentare questo nascente senso di appartenenza e di ‘orgoglio regionale’, spiccano al primo posto le bellezze naturali del territorio, seguite da cultura e storia, tipicità locali, arte e architettura.

Peculiarità che si ritrovano anche nei tre simboli umbri individuati dagli intervistati: i Ceri di Gubbio, il grifo di Perugia e la pianta dell’ulivo.

Sull’“Olimpo degli umbri” la fanno da padrone i grandi santi del territorio, con san Francesco in primis , seguito da santa Rita, santa Chiara, sant’Ubaldo e san Valentino, ma anche personaggi odierni come Monica Bellucci e Brunello Cucinelli. Se il presente mostra una rinnovata unità regionale, il futuro del riassetto amministrativo nazionale delle cosiddette “macro-regioni” non può che essere atteso con qualche perplessità. Il 58,8% degli umbri si dice “dispiaciuto” di una possibile unificazione con altre regioni, con punte del 67,6% nell’Umbria del sud che lascia stupiti, data la nota e decennale volontà del ternano di orbitare verso Roma. Ma, qualora ciò avvenisse, gli umbri si spaccano tra speranze e dubbi: il 49% degli intervistati vede, infatti, con occhio positivo la riforma come possibilità di aumento delle risorse economiche; l’altra metà, al contrario, teme in una perdita di autorevolezza della nostra regione a livello istituzionale e decisionale.

La. La.

CorsoVannucci a Perugia

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