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Per sradicare la povertà

Si è svolto a Villa Umbra, presso la Scuola umbra di amministrazione pubblica, un incontro organizzato dalla Regione Umbria per presentare una bozza del primo Piano regionale contro le povertà e l’esclusione sociale , bozza in corso di approvazione da parte della Giunta regionale, e da migliorare con la partecipazione di tutti i soggetti invitati all’incontro, sia istituzionali che espressione della società civile (provenienti dal mondo della cooperazione, dall’associazionismo, dal volontariato, dalle Fondazioni…) , a vario titolo interessati al contrasto alla povertà.

Il Piano regionale per la lotta alle povertà può ritenersi una proposta di programmazione, per il triennio 2018-2020, dei servizi richiesti per l’attuazione del Rei (reddito di inclusione) come li- vello essenziale delle prestazioni. Il Piano indica perciò obiettivi perseguiti, strumenti attuativi, attori coinvolti nella governance regionale, i principali interventi integrati per il contrasto della povertà e il sostegno dell’inclusione sociale.

È mancata purtropp o nell’esposizione un’analisi accurata delle condizioni delle famiglie in Umbria, colpite come noto da una forte riduzione del reddito pro capite nel corso della crisi avviatasi nel 2007. Comunque, è stato rivelato come a tutt’oggi abbiano tratto vantaggio dalla misura 1.962 nuclei, con oltre 6.000 beneficiari, grazie a 11 punti di accesso ogni 100 mila abitanti, con 54 assistenti sociali dedicati a Rei. Ma siamo molto lontani dalle decine di migliaia di famiglie umbre presumibilmente povere (se applichiamo alla regione il tasso medio nazionale di famiglie in povertà assoluta).

Le risorse concesse all’Umbria a valere sul Fondo nazionale per la lotta alla povertà sono 3 milioni e 269 mila euro, pari all’1.18% dell’intero Fondo, cui si aggiunge un importo di 100 mila euro a favore sia di persone in povertà estrema e senza dimora che di minori fuori famiglia. A ciò si somma un’integrazione da parte della Regione di 475 mila euro.

Tra gli obiettivi da perseguire, figurano: - il rafforzamento del servizio sociale professionale, la promozione del lavoro di rete e dei progetti professionalizzati di assistenza, - il potenziamento dei punti di accesso territoriali, interventi a favore dei soggetti senza fissa dimora e a favore dei minori, - un sistema informativo efficace e azioni di monitoraggio degli interventi.

L’assessore regionale al welfare, Luca Barberini , ha affrontato tra l’altro il tema della governance regionale. La maggior parte delle iniziative previste in un Piano di questa natura sono tra loro connesse e integrabili, e richiedono un coordinamento effettivo, che favorisca anche la diffusione delle informazioni e delle buone pratiche, per garantire la maggior possibile omogeneità nei sistemi di offerta operanti sul territorio regionale (aree urbane, rurali, montane…).

Poi Carlos Chiatti , della Banca mondiale, ha parlato del progetto di assistenza settoriale per l’attuazione del Rei sul territorio, introducendo aspetti (ripresi nel corso di incontri di gruppo pomeridiani) sui temi dei punti di accesso e della valutazione multidimensionale per la presa in carico; del sostegno della povertà estrema; della rete regionale per l’inclusione attiva, e la collaborazione tra pubblico, privato for profit e terzo settore. Di qui la necessità di assicurare la capacità dei Servizi sociali - in collaborazione con i Centri per l’impiego, con i servizi socio-sanitari, la scuola, le agenzia formative - di valutare il bisogno dei nuclei familiari, di individuare i sostegni richiesti per un efficace percorso verso l’autonomia. Ed è parimenti essenziale l’apertura della rete dei servizi al terzo settore, alle forze produttive e alla comunità.

Le numerose criticità che si incontrano nel complesso percorso del Rei sono emerse nei lavori del pomeriggio, nel gruppo cui ho partecipato. Principalmente, riguardano il funzionamento della pubblica amministrazione. In primo luogo i Centri per l’impiego, che occupano una posizione centrale nel’attuazione del Rei (per promuovere l’inserimento lavorativo dei beneficiari), e ancora non sono in grado di svolgere pressoché alcun ruolo. Poi gli stessi Servizi sociali comunali, la cui operatività non è assicurata in modo omogeneo sul territorio regionale. Manca un sistema informativo efficace, imperniato su appropriate piattaforme, sia tra gli operatori che tra questi e gli utenti.

Per quanto riguarda poi le reti di accordi tra enti pubblici, terzo settore, sistema economico e associazioni civiche, reti essenziali per assicurare al contrasto alla povertà un’efficace dimensione comunitaria, il loro funzionamento e sviluppo è lasciato più alla sensibilità di singoli attori che a una radicata consuetudine istituzionale.

La trasparenza del Pubblico su questo fronte è ancora poco più che embrionale, e il monitoraggio ancora assente. Perciò molto grande è ancora l’impegno per un migliore funzionamento delle istituzioni, per una governance sapiente, per una ricerca di risorse aggiuntive (integrando Fondi e programmi comunitari, nazionali e regionali).

È importante che i cittadini, se tengono al loro buon vivere, comincino a occuparsi di questi aspetti, che ne conoscano il funzionamento, e pratichino il controllo della loro efficacia, anziché limitarsi a deplorare il comportamento degli amministratori.

Pierluigi Grasselli

L’assessore regionale Luca Barberini

Hanno tratto vantaggio dal Rei, in Umbria, circa 2.000 nuclei familiari.

Ma siamo molto lontani dalle decine di migliaia di famiglie presumibilmente povere in regione

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