Da una terra etrusca all’altra
La convocazione, in Curia, sabato mattina alle 12.00 per “comunicazioni urgenti” del Cardinale Gualtiero Basetti, ha sorpreso tutti. Il fatto è che nessuno si aspettava la partenza del Vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti prima della conclusione del servizio pastorale del Cardinale Bassetti a Perugia, e per la verità c’era anche chi sperava in una successione “in casa”. E mentre il Cardinale dava l’annuncio e sottolineava quanto la richiesta di Papa Francesco avesse sorpreso anche lui, i volti dei presenti esprimevano incredulità insieme a gioia mentre applaudivano alla notizia della nomina.
La commozione è stata tanta e si è resa manifesta nel momento in cui il vescovo eletto di Lucca Paolo Giulietti, invitato dal Cardinale a concludere l’incontro benedicendo i presenti, non è riuscito a completare le parole della benedizione, e il Cardinale lo ha abbracciato quasi a nascondere le lacrime che, anche questo forse per la prima volta, sono apparse sul volto del Vescovo Giulietti che poi, “per sdrammatizzare” l’emozione del momento, ha fatto una battuta evocando la “macro regione che ci rivedrà insieme in un futuro non lontanissimo”.
Mons. Giulietti non farà ingresso a Lucca prima di Pasqua, ha detto il cardinale Bassetti sotolineando che ora, come prevede il Diritto canonico, don Paolo non sarà più vicario generale e vescovo ausiliare ma ‘delegato ad omnia’.
Da vescovo ausiliare a vescovo titolare, e di una diocesi come Lucca, con tutta l’importanza che riveste. È un salto che si ‘sente’?
“Sicuramente una responsabilità maggiore in prima persona, quindi da questo punto di vista un salto c’è. Dal punto di vista oggettivo, non credo che ci sarà tanta differenza tra una diocesi come quella di Perugia e una diocesi come Lucca, perché sono abbastanza simili per quantità di abitanti, e anche per antichità di storia, per affinità culturale. Apparteniamo in fin dei conti alla stessa radice ‘etrusca’. E quindi credo che l’esperienza fatta qui continuerà, per quello che riguarda la guida della diocesi, anche lì”.
Al momento dell’annuncio c’è stato in lei e nel Cardinale un momento di commozione visibile, come avviene solo di rado. Da cosa è nata?
“Innanzitutto perché tutti piangevano e quindi, diciamo così, per contagio! E poi oggettivamente una partenza, anche se per destinazioni importanti e belle da accogliere, è sempre una partenza. Porta sempre con sé una certa tristezza lasciare tanti legami, tante amicizie; anche perché, andando in un’altra regione è ovvio che, rispetto a una destinazione nella stessa area, la partenza comporta davvero uno stacco, anche da quelle forme di collaborazione tra diocesi che si vivono entro una stessa regione. Qui cambia moltissimo anche per tutta una serie di relazioni finora vissute con l’episcopato e con tutto il contesto umbro”.
Possiamo dire che in Umbria si è creata una comunità tra i preti delle diverse diocesi, che hanno vissuto gli anni di formazione al Seminario regionale e all’Istituto teologico di Assisi… “In Toscana in effetti questo non c’è. È una regione molto più grande, quasi quattro volte l’Umbria, con un territorio molto più vasto, e una configurazione sociale abbastanza diversa. Sono tutte cose che dico non per esperienza, quindi quando sarò lì, vedrò meglio”.
Intanto, in Toscana troverà altri due vescovi umbri.
“Sì, Antonio Buoncristiani a Siena, che però sta per lasciare la diocesi per raggiunti limiti di età; e Giuseppe Betori a Firenze, con il quale ci lega una amicizia anche per averlo avuto come professore al Teologico e come ‘capo’ alla Cei. Con lui c’è una conoscenza molto diretta, e questo mi fa molto piacere. Però conosco anche altri vescovi della Toscana: Migliavacca, incaricato della pastorale giovanile a Vigevano, e mons. Meini, don Stefano Manetti di Montepulciano… Voglio dire che c’è comunque una conoscenza, non dico con tutti, ma con diversi vescovi della Toscana, e questo in un certo senso mi fa già sentire un po’ in famiglia con la Conferenza episcopale toscana, che è più numerosa di quella umbra, e dunque anche di maggiore impegno dal punto di vista delle relazioni”.
Ha ricordato la responsabilità che avrà a suo carico. Avverte un senso di solitudine o di timore? Qui a Perugia in fondo ha sempre confrontato le scelte con il Cardinale… “Lo stile di collegialità e di condivisione che ho cercato di vivere qui vorrei portarmelo dietro anche a Lucca. Per cui, sì, c’è una responsabilità che si porta e che appartiene alla persona, però questo non vuol dire che si porti ‘da solo’, e anzi è opportuno che non si porti da solo, per cui i Consigli pastorali, la partecipazione degli altri, la condivisione in tutte le possibili forme delle decisioni sarà importante. Mi aspetto quindi che questa solitudine sia di poca durata e di poco spessore”.
A Perugia e all’Umbria che cosa lascia e che cosa augura?
“L’Umbria va verso un Convegno ecclesiale, quindi spero che davvero si possa arrivare a capire che, almeno in alcuni aspetti della vita ecclesiale regionale, bisogna camminare insieme in maniera decisa, cioè con un coordinamento serio, una visione comune, perché il destino della nostra regione chiede di uscire dai confini ristretti delle diocesi. Lo stesso vale per Perugia, dove si è avviata una riforma seria sulle Unità pastorali, e spero che su questa strada si vada avanti, perché personalmente non vedo altro futuro. So che anche a Lucca c’è stata una riforma, con nomi diversi, però ispirata allo stesso criterio di un rapporto nuovo della Chiesa con il territorio, che sorpassi l’idea ormai angusta della piccola parrocchia autosufficiente”.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato insieme a questo progetto dei media della Chiesa umbra. Che ne sarà?
“Spero che si prosegua, perché una Chiesa non può non comunicare, e quindi mi auguro che il lavoro fatto sia portato avanti con convinzione. Vado in una regione che ha uno strumento comunicativo unitario, quindi in un certo senso simile, quindi vedremo lì cosa ci sarà da fare, sia nella regione ma soprattutto nella Chiesa di Lucca che, tra l’altro, presenta anche realtà culturali importanti, come il carnevale di Viareggio o Lucca Comics. Inoltre, con la via Francigena, Lucca è al centro di un pellegrinaggio che è forse il secondo in Europa dopo Santiago, per così dire, dal punto di vista del valore e della storia. Per cui mi aspetto di lavorare un po’ anche in questo ambito, che mi piace”.
Quindi accoglierà anche tanti pellegrini… “Già ne passano! Lucca è una delle tre tappe della via Francigena con Camaiore e Altopascio, dove ho già fatto il pellegrinaggio a piedi 12 anni fa. Vorrei che la diocesi lucchese, che è proprio il cuore della Francigena e ha anche tante devozioni importanti come il Volto santo o la Compagnia d’Altopascio, da questo punto di vista si distingua per scommettere in questa esperienza pastorale, che ritengo importante per il futuro”.
Maria Rita Valli
L’annuncio della nomina da parte del card. Bassetti
L’abbraccio tra il card. Bassetti e il vescovo Giulietti
“Lo stile di collegialità e di condivisione che ho cercato di vivere qui, vorrei portarmelo dietro anche a Lucca. Per cui saranno importanti i Consigli pastorali, la partecipazione degli altri, la condivisione in tutte le possibili forme di decisione. Un po’ di senso di solitudine... sarà solo iniziale”