La ‘guerra’ della Regione contro il gioco d’azzardo
Figli, genitori e nonni: circa un quarto degli umbri buttano via soldi in lotterie e slot machine. Per molti di loro il gioco d’azzardo - ha detto l’assessore regionale Luca Barberini - “è una dipendenza sommersa”. Non si rendono conto di quello che sta diventando un vizio, e quando cominciano ad indebitarsi si vergognano, inventano scuse, trascinando nella rovina economica anche la famiglia. Un problema grave - ha detto l’assessore - ma anche “una sfida che deve e può essere vinta”.
Per questo l’Umbria, con Emilia Romagna, Basilicata e Friuli e Venezia Giulia, è una delle 4 Regioni che si è dotata di una sua legge (novembre 2014) e di un Piano regionale per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo, approvato nel dicembre 2017 anche dal ministero della Salute. Tanto da diventare non solo un modello nell’impegno per il contrasto al gioco di azzardo patologico, ma da fornire servizi per abitanti di altre regioni.
È il caso del numero verde regionale per il gioco di azzardo patologico (800 410902) che offre gratuitamente e in forma anonima informazioni, ascolto, consulenza e orientamento. In due anni sono state registrate 239 chiamate. Di queste, più del 30 per cento da persone che non risiedono in Umbria. Quasi la metà delle richieste di aiuto erano di familiari o amici di persone “malate” per la dipendenza dal gioco. Soprattutto da slot machine (57 per cento) e Gratta e vinci (12 per cento). Seguono Lotto (10%), giochi on line (9%) e ancora Bingo, ippica, carte.
300 umbri in cura
La dipendenza da gioco d’azzardo è ritenuta unanimemente una patologia, tanto che nel 2017 è stata inserita tra quelle dei “Livelli essenziali di assistenza” per le quali la Sanità pubblica deve garantire prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione. A Foligno si trova il Centro di riferimento regionale per il tratta- mento del gioco d’azzardo patologico. Nel 2017 sono stati presi in carico presso i servizi regionali più di 300 umbri. Si stanno attivando altri tre Centri per il trattamento socio-sanitario di questa patologia a Perugia, Terni e Città di Castello, mentre entro il prossimo autunno dovrebbe entrare in funzione anche a Orvieto.
A rivolgersi a questi servizi sono soprattutto persone con più di 45 anni, in gran parte (76%) uomini, ma anche le donne sono in costante crescita. La Regione ha organizzato corsi di formazione ai quali hanno già partecipato un centinaio di operatori sanitari e sociali e volontari di varie associazioni.
Campagna “No slot”
Nel marzo 2017 è stata avviata la campagna regionale di informazione e comunicazione “No slot”. Sono stati realizzati un concorso per professionisti della comunicazione e uno per le scuole, dai quali sono scaturiti progetti e idee poi sviluppati in una campagna mediatica con video televisivi, sui social media e con manifesti in ambulatori, farmacie e nei locali dove si gioca. Con slogan del tipo: “Scegli di essere libero”, “Non farti fregare”, “Giochi d’ azzardo? Hai perso”. Sono stati attivati anche progetti educativi nelle scuole, dall’asilo alle superiori, per promuovere stili di vita tali da prevenire comportamenti a rischio, tra i quali il gioco d’azzardo.
Norme più severe, ma...
Il rapporto dell’Osservatorio regionale dipendenze evidenzia che c’è un collegamento tra dipendenza dal gioco d’azzardo e la diffusione sul territorio di “macchinette” e sale scommesse. Per questo la legge regionale del 2014 ha disposto che non si possono aprire nuovi locali con apparecchi slot-machine e sale scommesse a meno di 500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese, ospedali, centri di aggregazione giovanile. Regole che purtroppo - ha sottolineato l’assessore - non valgono per quelli già esistenti. I Comuni possono introdurre “limitazioni di orario” per l’apertura di questi locali.
Per invogliare i gestori a rinunciare alle “macchinette” la Regione concederà sconti sulla tassa Irap agli esercizi che “disinstallano apparecchi per il gioco” mentre sarà aumentata agli esercenti che le hanno nei loro locali. Si tratta però di sconti e di maggiorazioni poco più che simboliche: 0,92 per cento!. Entro l’anno i locali dove non si può giocare potranno attaccare sulle loro porte e vetrine un cartello con il marchio “No slot”. Un modo per renderli visibii ai cittadini, ma che sarà anche “titolo di preferenza nella concessione da parte della Regione di vantaggi economici”.
I gestori di questi esercizi con slot machine (in Umbria sono 1.286, compresi bar, tabacchi, ristoranti e edicole) dovranno frequentare corsi di formazione obbligatoria per prevenire i rischi associati al gioco d’azzardo.
È 800 410902 il numero verde (quindi gratis) al quale ci si può rivolgere in forma anonima per qualsiasi informazione riguardante la prevenzione e la cura del gioco d’azzardo patologico. Attualmente funziona dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Enzo Ferrini