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Con la salute, non solo umana, non si scherza

Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) sono un pericolo per la salute? Rispondere a questa domanda è complesso per due ragioni. La prima riguarda il fatto che le biotecnologie sono in continuo sviluppo e affinamento delle loro sempre più sofisticate tecniche di realizzazione degli Ogm, e quindi si richiede una valutazione caso per caso. La seconda ragione riguarda l’impossibilità di realizzare un’adeguata sperimentazione in ambito umano, in quanto richiede svariati anni, il che contrasta con i tempi sempre più ristretti delle multinazionali produttrici di Ogm, che rispondono esclusivamente a una logica di mercato.

Tuttavia non si devono neanche creare falsi allarmismi nella popolazione, dovuti alla scarsa informazione, poiché da anni vi sono una prevenzione e un controllo esercitato dalle normative europee, il più rigoroso in ambito mondiale, che garantisce al consumatore un prodotto alimentare con presenza di Ogm sano, non dannoso per la salute.

La coltivazione agricola di Ogm vegetali oggi è la più diffusa, in particolare la soia (79% della produzione mondiale), il mais (32%), la colza (24%) e il cotone (70%). Gli Ogm vegetali sono ottenuti trasferendo geni di parassiti e di erbicidi con lo scopo di rendere la pianta capace di produrre proteine, nelle cellule, che uccidono specifici insetti o erbe parassite. Vi sono studi scientifici internazionali che mostrano diversi benefici di queste culture vegetali Ogm: dalla resistenza delle piante all’aumento del loro valore nutrizionale, fino a garantire un uso ridotto, se non nullo, di pesticidi, con conseguente risparmio per l’agricoltore. Inoltre l’uso ridotto dei mezzi agricoli produce anche una riduzione dei gas serra e una sostenibilità della risorsa idrica. Un altro beneficio che può derivare per la salute dell’uomo si trova negli Ogm vegetali di seconda generazione, nei quali è possibile la produzio- ne di proteine - come i carotenoidi e i polifenoli - che prevengono e riducono l’impatto su malattie croniche, cioè malattie cardiovascolari, cancro, diabete, obesità, e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Se questi sono alcuni dei benefici, tuttavia, come in ogni altra innovazione tecnologica, anche nell’applicazione degli Ogm vegetali vi sono rischi che è bene considerare. I geni parassiti ed erbicidi, che rendono più forte la pianta, a lungo andare creano anche resistenza nei parassiti, che si rafforzano e si rendono sempre più aggressivi nei confronti della pianta, fino a dover richiedere l’uso di pesticidi più potenti. Inoltre le culture Ogm vegetali possono trasferire il loro procedimento genetico ad altre culture vicine, con conseguente contaminazione di queste ultime. Infine, un altro rischio riguarda il processo di ottenimento degli Ogm vegetali: il gene parassita viene inserito nel Dna innumerevoli volte, il che comporta un processo transgenico ancora oggi non prevedibile nelle sue conseguenze.

Le leggi in Italia e Ue

Il 13 marzo 2015 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la direttiva 2015/14 CE, che modifica la direttiva 2001/18 CE, con la grande novità di concedere la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul loro territorio. In applicazione a questa legge europea, il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea la richiesta di esclusione dal suo territorio della coltivazione del mais Mon810 , l’unico autorizzato in Europa, e il blocco delle domande di autorizzazione già concesse, o in via di concessione per 6 mais geneticamente modificati. Questo significa che in Italia non si possono coltivare Ogm vegetali, almeno per i prossimi anni. Questa decisione è stata presa anche da altri 18 Stati membri della Comunità europea, pari al 65% della popolazione europea. La legge sul divieto degli Ogm vegetali, se da una parte tutela le coltivazioni biologiche autoctone, dall’altra rischia di limitare in Italia la ricerca scientifica, perché vieta la sperimentazione nelle coltivazioni in campo aperto, relegandola di fatto ai laboratori.

Il principio di precauzione

La valutazione etica sul rapporto rischi-benefici delle coltivazioni vegetali Ogm è stata alla base del divieto normativo della loro coltivazione. Precisamente, si è applicato il principio morale della precauzione con il quale, in caso di conflitto tra dati scientifici contraddittori e le imprevedibili conseguenze per la salute dell’uomo e dell’ambiente, le autorità civili hanno la responsabilità di mettere in atto quegli orientamenti che tutelano la vita in tutte le sue forme (umana, animale e vegetale). In questo modo si vuole garantire il valore ambientale delle biodiversità anche a discapito di eventuali benefici, che, però, per il loro carattere contraddittorio e ipotetico, sono per il momento da scartare.

Dal punto di vista teologico, il comando dato dal Creatore di “custodire e coltivare la terra” ( Gen 2,15) è così equilibrato da far comprendere il giusto rapporto dell’uomo con la natura, e mette al riparo da due ideologie tra loro opposte ma entrambi negative: l’ideologia della tecnica, che vede nella natura il campo di battaglia di innumerevoli sperimentazioni (“ciò che è tecnicamente possibile è lecito”), e l’ideologia opposta, che considera la natura come una divinità intoccabile, superiore all’uomo in dignità.

Queste due ideologie opposte sono entrambe dannose perché non tengono conto dello stretto e imprescindibile rapporto tra l’uomo e la natura. L’uomo ha il diritto e la responsabilità di intervenire sulla natura per conservarla senza sconvolgerla e manipolarla nella sua biodiversità originaria, ma ha anche il diritto e la responsabilità di migliorare le condizioni umane di vita e di sviluppo, calcolando la loro sostenibilità per le generazioni future.

In definitiva, la valutazione etica cristiana non può ridursi allo scontro ideologico tra “sì o no Ogm”, ma deve tener conto dei principi di solidarietà e di sostenibilità delle risorse naturali, in riferimento allo sviluppo integrale dell’umanità, in particolare delle popolazioni più povere, in vista del raggiungimento del bene comune nel rispetto della salvaguardia dell’ambiente. Nel considerare la positività e i benefici per l’umanità delle scoperte biotecnologiche, l’uomo deve essere consapevole anche del tremendo potere che esse gli conferiscono: “Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo” (Papa Francesco, Laudato si’ , 104).

Don Carlo Maccari

docente di Teologia morale Istituto teologico di Assisi

In caso di conflitto tra dati scientifici contraddittori e le imprevedibili conseguenze per la salute dell’uomo e dell’ambiente, le autorità civili devono tutelare la vita in ogni forma

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