Non sono volontari ma veri missionari
Con l’inizio di un nuovo anno pastorale ricomincia anche la catechesi nelle parrocchie della nostra diocesi. Catechesi per ragazzi, ma anche per giovani e per adulti. Chi sono e quanti sono coloro che prestano servizio come catechisti della diocesi di Perugia - Città della Pieve? In che direzione sta andando la catechesi? Lo abbiamo chiesto a don Calogero Di Leo , direttore dell’Ufficio catechistico diocesano.
Quanti sono i catechisti nella diocesi di Perugia?
“Un censimento vero e proprio non è stato fatto, ma i catechisti dell’iniziazione cristiana, quindi quelli che preparano a battesimo, comunione e cresima, nella lista della mail risultano essere quasi 500. Se a questi aggiungiamo anche i catechisti che si occupano della catechesi per adulti, quelli che preparano gli adulti ai sacramenti e i catechisti dei giovani, il numero aumenta notevolmente. È una grazia di Dio avere tutti questi catechisti in diocesi. D’altra parte però, alla luce dei tanti bisogni che ci sono, i tanti catechisti possono anche non bastare”.
Che età hanno in media?
“Girando un po’ le parrocchie ho visto che i catechisti hanno un’età medio-alta e questo mette in luce due aspetti in particolare. Il primo è il bisogno di un ricambio generazionale, perché occorrono forze nuo- ve e fresche che possano affiancare e poi nel tempo sostituire la vecchia generazione dei catechisti. Siamo comunque molto grati a chi è catechista da lungo tempo. Come Ufficio catechistico abbiamo pensato infatti di istituire nel prossimo anno pastorale un riconoscimento a quei catechisti che hanno svolto questo servizio o che ancora lo svolgono da tanti anni. Altro aspetto dell’età medio-alta dei catechisti è la sempre maggiore fatica che questi fanno a comunicare coi ragazzi di oggi perché lo stacco generazionale si fa sentire. I ragazzi di oggi poi sono i figli dei tempi moderni, nati nell’era della tecnologia digitale. In questo senso, avere anche catechisti che conoscano i linguaggi moderni potrebbe essere utile”.
Alcune parrocchie stanno incontrando molte difficoltà a trovare persone che diano disponibilità come catechisti.
“I catechisti non sono dei semplici volontari, ma sono dei missionari perché la Chiesa riconosce loro una vocazione specifica e affida loro un mandato che è quello dell’educazione. Infatti, all’inizio di ogni nuovo anno pastorale il parroco conferisce loro il mandato per svolgere tale servizio e ministero. Trovare catechisti è una difficoltà diffusa, quello che possiamo fare è applicare il metodo che ci ha insegnato Gesù: preghiera e mendicanza a Dio affinché il Padrone mandi operai per la sua messe”.
Quali sono i metodi di catechesi usati in diocesi?
“Il metodo è uno solo, quello che ci ha insegnato Gesù, lo stesso che ha usato Dio: il metodo della ‘incarnazione’. Gesù ci ha insegnato che la fede cristiana si trasmette per ‘contagio’ di bellezza, di verità, di bontà e di utilità da persona a persona. Altra cosa sono i cammini di catechesi. Qui in diocesi abbiamo una varietà di cammini e proposte. Si va da quello tradizionale tipo ‘domanda e risposta’, a quello un po’ più moderno che ha recuperato la catechesi stile ‘catecumenato’, al ‘catecumenato’ vero e proprio. Per quanto riguarda quest’ultimo, la Chiesa ha pensato bene di ritornare alle origini del metodo catechetico. Ultimamente abbiamo un aumento di richieste per il cammino del catecumenato perché ci sono tanti che non sono stati battezzati alla nascita e tanti stranieri che magari provengono da altre esperienze religiose o da nessuna esperienza religiosa”.
Com’è cambiata la catechesi in diocesi dopo il Convegno regionale dei catechisti del 2017?
“Il Convegno ha portato due preziosi frutti. Il primo frutto è una maggiore collaborazione tra gli Uffici catechistici diocesani della regione Umbria, che sono coordinati dal Vescovo di Gubbio. Quando ci riuniamo si respira un’aria di amicizia e fraternità ma anche di ampia disponibilità e collaborazione. Il secondo frutto è una maggiore presa di coscienza su quelle tre istanze che sono state evidenziate dal documento finale del Convegno, cioè: che la catechesi sia maggiormente di ispirazione biblica; l’importanza del primo annuncio; investire sulla formazione di tutta la comunità e in modo particolare dei catechisti. Stiamo realizzando piano piano tutti i punti e a proposito di formazione, c’è già un calendario di incontri per tutti i catechisti diocesani”.
Valentina Russo
Formazione diocesana dei catehisti di ottobre