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Ecco l’elisir di lunga vita, si chiama cioccolato

Il cioccolato mette tutti d’accordo. Diversi i suoi benefici per la salute, soprattutto se è fondente.

E in estate, secondo alcuni studi, i “flavonoli” proteggono la pelle dai danni del sole, migliorano il flusso sanguigno, aumentano la densità e l’idratazione della pelle stessa. Ma è anche un ottimo alleato contro l’invecchiamento. Su questo alimento è concentrato il progetto europeo “Choko-Age”, partito nel 2021. Cresce infatti l’aspettativa di vita: per gli uomini 80 anni, per le donne 85. Molti Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno una popolazione longeva, ma longevità non è sempre sinonimo di buona salute.

Gli anziani sono vulnerabili e inclini alla perdita di massa muscolare, a causa di una ridotta efficacia dei processi metabolici che spesso si associa a malnutrizione. E questo può portare a una significativa perdita della funzione muscolare che aumenta il rischio di fragilità, riducendo la qualità della vita. Choko-Age nasce per rispondere all’appello dell’Unione europea, che intende fornire una soluzione al problema. La convinzione è che una buona alimentazione associata all’attività fisica ( high-intensity interval training ) possa prevenire la malnutrizione proteico-energetica ( pem ) e l’atrofia muscolare negli anziani a rischio fragilità e disabilità. Una sorta di ‘cura’ preventiva dei processi degenerativi.

A produrre un cioccolato con il 70% di cacao ad alto contenuto di polifenoli e arricchito di vitamina E, sarà ora la Perugina-Nestlè.

Coordina il progetto, finanziato all’interno del programma Joint Programming Initiative: A Healthy Diet for a Healthy Life , sostenuto da un insieme di 20 Paesi europei e alcune regioni extra-Eu, l’ateneo perugino. Nel team di ricerca coinvolti anche l’Università di Verona, il Molde University College della Norvegia, l’istituto di ricerca biomedica Incliva di Valencia in Spagna, e l’Università di Liverpool nel Regno Unito. A spiegare Choko-Age, che doveva concludersi nel 2024, ma causa pandemia è stato prorogato fino al 2025, è il professore ordinario del dipartimento Scienze farmaceutiche dell’Università di Perugia, Francesco Galli , che coordina la sperimentazione: “Con la perdita di massa muscolare si è più fragili, meno autonomi. La pem è associata ad alterazioni specifiche di fattori endocrini, come cortisolo e insulina, a una ridotta efficienza dei tessuti, muscoli compresi. Il controllo dei livelli di cortisolo e la protezione della funzione mitocondriale e dell’integrità della membrana nelle cellule muscolari sono obiettivi chiave nella prevenzione e cura della pem. L’obiettivo è di rallentare la progressione della malnutrizione proteico-energetica negli anziani”.

“Gli effetti di questo alimento vengono verificati attraverso uno studio clinico – sottolinea Galli –, che ne prevede la somministrazione per un periodo di sei mesi in soggetti anziani trattati con programma di attività ad alta intensità. I parametri clinici oggetto delle verifiche sono la perdita di massa e forza muscolare e una serie di indicatori di laboratorio riguardanti il metabolismo muscolare e l’assetto endocrino e la funzione immunitaria dei partecipanti allo studio”. I big data prodotti vengono elaborati con

avanzati strumenti bioinformatici dall’azienda di Bettona Molecular Horizon , attraverso uno studio randomizzato di sei mesi su pazienti anziani affetti da demenza, a rischio pem e fragilità. Questo per verificare l’efficacia del trattamento e definire il modello d’intervento nutrizionale e l’esercizio fisico da raccomandare alla popolazione generale e al soggetto anziano fragile.

Settantacinque i soggetti anziani coinvolti, di cui un terzo già coinvolto nella sperimentazione a Verona in tre centri. “Questa è una grande occasione per portare all’attenzione della platea scientifica e della popolazione l’importanza della ricerca scientifica nell’ambito della malnutrizione, perché bisogna essere coscienti che il problema esiste”.

Rosaria Parrilla

Nelle foto, da sinistra: il team di ricerca Choko-Age; attività motoria all’Università di Verona; il prof. Francesco Galli in laboratorio

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