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Il Tribunale dei minori di Perugia non ha ancora spiegato in modo chiaro

Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ,

approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa.

L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora concretamente attuato. Ci riferiamo per esempio al numero crescente di segnalazioni, nella cronaca nazionale, di bambini coinvolti in contenziosi legali, per i quali a volte i Tribunali arrivano a decidere l’allontanamento forzato dalla famiglia, da entrambi i genitori o da uno dei due. Si tratta di percorsi dolorosi che dovrebbero costituire una extrema ratio , da effettuarsi solo in presenza di gravi e comprovati pericoli attuali per la vita e la salute del bambino - che comunque dovrebbe essere sempre ascoltato, come è suo diritto, e a maggior ragione quando i pronunciamenti dei Tribunali arrivano a quel punto ultimo e lacerante del distacco forzato dalle persone amate, dai propri punti di riferimento. E se un Tribunale arriva a questa decisione estrema, le ragioni dovrebbero essere evidenti a tutti, pubblicamente, in modo ancor più trasparente di quanto si dovrebbe fare per ogni provvedimento giudiziario.

Abbiamo già parlato del bambino di Assisi, Lorenzo – nome di fantasia – otto anni, allontanato forzosamente da sua madre nel corso di un contenzioso giudiziario che vede un conflitto fra i genitori. Il padre è rinviato a giudizio per le accuse di violenza (che nega) da parte della madre, la quale al tempo stesso è costretta dal Tribunale dei minori di Perugia a portare Lorenzo in una casafamiglia contro la volontà del bambino, che si dispera e non vuole separarsi da lei. Abbiamo letto e commentato il racconto del dolorosissimo distacco. E il Tribunale dei minori di Perugia ha protestato per i servizi giornalistici che hanno segnalato il caso, accusandoli di “superficialità” e di aver avuto “un’ottica unilaterale” sulle decisioni “prese da questo o altri tribunali per i minorenni italiani”, il cui “obiettivo primario è proprio quello di tutelare bambini e ragazzi, preservandone la loro permanenza nella famiglia di appartenenza”, della quale si sottolinea l’importanza.

Ma niente delle accurate cronache di Maurizio Troccoli su umbria24.it è stato contestato. Al contrario: ci sono invece domande che restano tuttora senza risposta, sulle quali invece sarebbe importante fare chiarezza se poi si vuole chiedere la fiducia dei cittadini.

Non si tratta di entrare nel merito del contenzioso fra i genitori, ma di riportare in primo piano quello che dovrebbe essere il massimo interesse di tutta la storia: il bene del bambino. Perché non è stata ascoltata la volontà di Lorenzo di voler continuare a vivere con sua madre?

Il bimbo si è espresso senza ombra di dubbio. C’è stato un ascolto diretto da parte del giudice, con tutte le garanzie processuali? Quale pericolo correrebbe Lorenzo, restando accanto alla mamma?

Un pericolo certo, concreto, attuale e comprovato oltre ogni ragionevole dubbio? Dalla vicenda, questo pericolo non emerge. Dopo tanti casi clamorosi che hanno gettato ombre sui criteri utilizzati dai Tribunali che tolgono i bambini alle famiglie, per ripristinare fiducia nella giustizia sarebbe importante dare risposte chiare ai dubbi dei cittadini.

Assuntina Morresi

presidente del Movimento per la vita dell’Umbria

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